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Il cuore è in disordine (e il ragionare è svanito)
Ogni venerdì il signor Bepi ordina il pranzo nel suo ristorante di fiducia e scrive un telegramma alla figlia, trasferitasi a Bari per seguire il marito che lavora per la Singer, una delle più famose aziende americane produttrice di macchine da cucire.
Ci troviamo a Milano, tra il 1959 e il 1961, in un’Italia che ha riscoperto il benessere grazie a un’espansione economica senza precedenti. Attraverso le parole di quest’uomo di mezza età emergono le vicende di una famiglia borghese di commercianti: la vita ordinaria di una figlia, una zia molto malata, tre nipoti che si preparano a diventare adulti.
Nello scrivere alla figlia il signor Bepi abbassa le barriere e si abbandona, con cautela, alle sue emozioni. Si lascia andare allo sconforto, alla felicità, alla malinconia.
A distanza di oltre mezzo secolo, nel 2020, mi imbatto in questo plico di telegrammi in una scatola di cianfrusaglie accatastata in un mercato delle pulci di Milano. Immagino siano state conservate a lungo dalla figlia per poi iniziare un lungo viaggio che le ha portate fino al mio sguardo.
Mi incuriosiscono, le compro.
Queste storie nascoste, attraverso il ricamo, passano dalla carta alla tela di federe bianche da corredo. Dalle pieghe del telegramma, richiuso come un letto rifatto, ai pensieri che su un cuscino sedimentano e si rivelano.
Nero su bianco, con la stessa calligrafia, riprendo le “licenze poetiche” che un padre concede alla figlia. Queste parole laterali, ma intime e profonde nella loro semplicità, diventano la narrazione dominate di questo percorso.
Ci troviamo a Milano, tra il 1959 e il 1961, in un’Italia che ha riscoperto il benessere grazie a un’espansione economica senza precedenti. Attraverso le parole di quest’uomo di mezza età emergono le vicende di una famiglia borghese di commercianti: la vita ordinaria di una figlia, una zia molto malata, tre nipoti che si preparano a diventare adulti.
Nello scrivere alla figlia il signor Bepi abbassa le barriere e si abbandona, con cautela, alle sue emozioni. Si lascia andare allo sconforto, alla felicità, alla malinconia.
A distanza di oltre mezzo secolo, nel 2020, mi imbatto in questo plico di telegrammi in una scatola di cianfrusaglie accatastata in un mercato delle pulci di Milano. Immagino siano state conservate a lungo dalla figlia per poi iniziare un lungo viaggio che le ha portate fino al mio sguardo.
Mi incuriosiscono, le compro.
Queste storie nascoste, attraverso il ricamo, passano dalla carta alla tela di federe bianche da corredo. Dalle pieghe del telegramma, richiuso come un letto rifatto, ai pensieri che su un cuscino sedimentano e si rivelano.
Nero su bianco, con la stessa calligrafia, riprendo le “licenze poetiche” che un padre concede alla figlia. Queste parole laterali, ma intime e profonde nella loro semplicità, diventano la narrazione dominate di questo percorso.
