Avevo lasciato aperta la lettera
(per poterti dire come è andato il viaggio)
Il viaggio parte con l'errare nella doppia accezione di sbagliare e perdersi in un percorso identitario non retorico sul paesaggio. Confini labili e ampi spazi impongono un'introspettiva ricerca di sé portando natura e cultura a convergere, creando un'incontro, facendole mescolare in una geografia totalmente intima che sarà fisica tanto quanto emotiva, così dalla confusione, dal turbamento e dallo spaesamento della foschia si arriva ad un momento di grande luce, di rivelazione, di pace. Perdersi per ritrovarsi, come spesso ci capita nella vita, diventa percorso di costante ridefinizione di sé anche in funzione del paesaggio, fisico, che ci circonda. In questa visione il paesaggio diventa specchio dell'io e viceversa in un continuo scambio e completamento. La figura umana trova nel paesaggio una pacificazione che pone il suo sguardo sul futuro, in continua ricerca di chiarezza, liberandosi delle ombre. Elementi naturali e introdotti dall'uomo si inseriscono e mescolano in un paesaggio in continua trasformazione, reale e percettiva, che diventa naturale prolungamento dell'uomo e del suo essere in una ricerca d'interazione necessaria a livello quasi arcaico, viscerale, sicuramente fisiologico.
The journey starts with wandering in the double meaning of making mistakes and getting lost in a non-rhetorical identity path on the landscape.
Fleeting borders and wide spaces impose an introspective search for self, bringing nature and culture to converge, creating a meeting, making them mix in a totally intimate geography that will be as physical as it is emotional, so from the confusion, from the disturbance and disorientation of the haze comes to a moment of great light, of revelation, of peace.
Getting lost in order to find yourself, as often happens in life, becomes a path of constant redefinition of oneself also as a function of the landscape, physical, that surrounds us.
In this vision the landscape becomes a mirror of the ego and vice versa in a continuous exchange and completion.
The human figure finds in the landscape a pacification that puts its gaze on the future, in a continuous search for clarity, getting rid of shadows.
Natural elements introduced by man are inserted and mixed in a landscape in continuous transformation, real and perceptive,
which becomes a natural extension of man and his being in a search for interaction necessary at an almost archaic, visceral, certainly physiological level.